giovedì 1 marzo 2007

La crisi dell'arte: antitesi fra consumo e valore #1

Dopo l'ennesima discussione sul ruolo dell'arte avvenuta nell' oramai abituale luogo d'incontro di alcuni studenti di architettura, pubblico a puntate un estratto dall'introduzione de 
"Il secondo novecento" di Giulio Carlo Argan.


La difficoltà del rapporto tra arte e società, che aveva suscitato l'accesa dialettica delle correnti dopo la
prima guerra mondiale, dopo la seconda 
si è aggravata al punto da fare ritenere inevitabile, imminente,
forse già avvenuta la 
"morte dell'arte.
All'origine vi è una rivolta morale: in una società che accetta il genocidio,
i campi di sterminio, la bomba atomica non possono simultaneamente prodursi atti creativi. La guerra è l'aspetto culminante della distruzione sistematica e organizzata, del fare-per-distruggere di una società che si autodefinisce "dei consumi". V'è antitesi tra consumo e valore:
in tutta la sua storia l'arte è un valore di cui si fruisce, ma che non viene consumato.
 
Dicendo che l'arte è morta o sta morendo non si dichiara avenuta o
prossima la "morte dell'arte" preconizzata da Hegel come finale risolversi della conoscienza intuitiva dell'arte nella conoscienza scientifica o filosofica. Neppure può parlasi di morte dell'arte nel senso in cui Nietzsche  parlava della morte di Dio: l'arte non è un' entità metafisica , ma un modo storico dell'agire umano.L'arte ha avuto un principio, può avere una fine storica. Come sono finite le mitologie pagane, l'alchimia, il feudalesimo, l'artigianato, così può finire l'arte. Ma al paganesimo è succeduto il cristianesimo, all'alchimia 
la scienza, 
al feudalesimo le monarchie e poi lo stato borghese, all'artigianato l'industria: 
che cosa può succedere all'arte?


Ipse

1 commento:

Anonimo ha detto...

«C’è un quadro di Klee che si chiama Angelus Novus. Vi è rappresentato un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui ha fisso lo sguardo. I suoi occhi sono spalancati, la bocca è aperta, e le ali sono dispiegate. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Là dove davanti a noi appare una catena di avvenimenti, egli vede un’unica catastrofe, che ammassa incessantemente macerie su macerie e le scaraventa ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e riconnettere i frantumi. Ma dal paradiso soffia una bufera, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che l’angelo non può più chiuderle. Questa bufera lo spinge inarrestabilmente nel futuro, a cui egli volge le spalle, mentre cresce verso il cielo il cumulo delle macerie davanti a lui. Ciò che noi chiamiamo il progresso, è questa bufera»

e ancora

«Uno dei compiti principali dell'arte è sempre stato quello di creare esigenze che al momento non è in grado di soddisfare.»

(Walter Benjamin)