GIULIO CARLO

(...)
Wright è un mago, possiede la chiave dei più riposti
segreti della natura.
Il signor Kaufmann non è un mago, ma possiede
abbastanza dollari e
fantasia da potersi concedere il privilegio di vivere esperienze
eccezionali.
Il mago porta il signor Kaufmann
nel cuore della foresta,
presso una casacata (...).
Compie i suoi gesti rituali, celebra le nozze tra il signor Kaufmann e la vergine Natura, come i dogi lo sposaizio di Venezia col Mare. Ora tra i possessori di molti dollari, il signor Kaufmann è un privilegiato; ha avuto la rivelazione, ha vissuto un esperienza estetica unica al mondo, si è annidato nel cuore della Natura e la possiede. L'architetto-mago gli ha dato uno strumento meraviglioso: non appena ne varca la soglia, lo strumento si mette a funionare: il suo funzionamento consiste nel portare lui, signor Kaufmann, nel più riposto e significativo
recesso della Natura.
In altre parole: Wright ha preso un esponente della classe dirigente americana, un
ottimo produttore, e ne ha fatto un artista cretore. Chi non sa che la creazione è il momento supremo, metafisico della produzione? Chi sono, per Wright, la Natura e il signor Kaufmann, i due dati del suo problema?
La Natura vergine e selvaggia ha in sé l'essenza della vita, i princìpi organici dello spazio: gli alberi che salgono con i fusti dritti a cercare la luce, e legano il cielo alla terra;
il torrente che scende dal
monte e scorre nel piano finchè non trova il vuoto, e precipita; i grandi lastroni di pietra che nel corso infinito del tempo il flusso d'acqua ha modellati e levigati. (...)
Il corpo a corpo del signor Kaufmann con la natura non è brutale, è sottile come un incontro di judo. Lascia che la natura faccia il suo gioco: che le acque penetrino fin dentro casa attaccando i muri di pietra delle fondazioni, che gli alberi inondino coi loro rami gli spazi vuoti tra le terrazze fortemente sporgenti. Poi con un gesto, rovescia la situazione: dal nodo plastico in pietra scattano in tutte le direzioni i piani geometrici delle terrazze violando lo spazio della foresta, la squarciano. (...)
Il match signor Kaufmann-Natura si è concluso con la vittoria ai punti del signor Kaufmann. (...)
(Giulio Carlo Argan, Il primo Novecento, L'Arte Moderna, Sansoni, Milano, 2004, pagg. 169-170-171)

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Wright è un mago, possiede la chiave dei più riposti
segreti della natura.
Il signor Kaufmann non è un mago, ma possiede
abbastanza dollari e
fantasia da potersi concedere il privilegio di vivere esperienze
eccezionali.
Il mago porta il signor Kaufmann
nel cuore della foresta,
presso una casacata (...).
Compie i suoi gesti rituali, celebra le nozze tra il signor Kaufmann e la vergine Natura, come i dogi lo sposaizio di Venezia col Mare. Ora tra i possessori di molti dollari, il signor Kaufmann è un privilegiato; ha avuto la rivelazione, ha vissuto un esperienza estetica unica al mondo, si è annidato nel cuore della Natura e la possiede. L'architetto-mago gli ha dato uno strumento meraviglioso: non appena ne varca la soglia, lo strumento si mette a funionare: il suo funzionamento consiste nel portare lui, signor Kaufmann, nel più riposto e significativo
recesso della Natura.
In altre parole: Wright ha preso un esponente della classe dirigente americana, un
ottimo produttore, e ne ha fatto un artista cretore. Chi non sa che la creazione è il momento supremo, metafisico della produzione? Chi sono, per Wright, la Natura e il signor Kaufmann, i due dati del suo problema?
La Natura vergine e selvaggia ha in sé l'essenza della vita, i princìpi organici dello spazio: gli alberi che salgono con i fusti dritti a cercare la luce, e legano il cielo alla terra;
il torrente che scende dal
monte e scorre nel piano finchè non trova il vuoto, e precipita; i grandi lastroni di pietra che nel corso infinito del tempo il flusso d'acqua ha modellati e levigati. (...)
Il corpo a corpo del signor Kaufmann con la natura non è brutale, è sottile come un incontro di judo. Lascia che la natura faccia il suo gioco: che le acque penetrino fin dentro casa attaccando i muri di pietra delle fondazioni, che gli alberi inondino coi loro rami gli spazi vuoti tra le terrazze fortemente sporgenti. Poi con un gesto, rovescia la situazione: dal nodo plastico in pietra scattano in tutte le direzioni i piani geometrici delle terrazze violando lo spazio della foresta, la squarciano. (...)
Il match signor Kaufmann-Natura si è concluso con la vittoria ai punti del signor Kaufmann. (...)
(Giulio Carlo Argan, Il primo Novecento, L'Arte Moderna, Sansoni, Milano, 2004, pagg. 169-170-171)
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